mercoledì 10 febbraio 2010

Una dieci cento Leghe e a Milano l'Umberto si butta a sinistra
Pubblicato da Giovanni Morandi direttore de Il Giorno, 07/02/2010
SE NON FOSSE un po’ blasfemo potremmo parafrasare il successo nazionale della Lega dicendo che ormai la Lega è in cielo in terra e in molti luoghi. La cerchi a destra ed è a sinistra, la cerchi a sinistra ed è a destra, pensi sia a nord e invece è a sud, te la ricordi a Legnano e la scopri ancora più forte a Castelvolturno, non proprio dalle parti di Milano, però in una regione che ha gli stessi problemi con gli immigrati o magari la ritrovi nella gaudente Romagna o nella bella addormentata Toscana che s’è svegliata e vuole anche lei sua brava Lega centro. Piccoli Bossi crescono e il modello del partito ritagliato sui bisogni e le domande locali si è talmente dilatato che è diventato lo stampo per formazioni politiche sempre più numerose vedi quelle del siciliano Lombardo e del pugliese Vendola. Bossi se la gode e si lascia cullare dall’idea di superare il partitone erede della Balena democristiana, il Pdl, che sarà anche forte ma deve fare i conti con una situazione nazionale desertificata attorno al leader e con una campagna tesseramento che ha fatto flop. Risultato anche questo di uno scetticismo tutto berlusconiano, perché non ha mai creduto nella struttura partito ma solo in un modello di movimento all’americana da costituirsi quando c’è da andare a votare e da sciogliere un minuto dopo. Così è andata per 16 anni, poi di punto in bianco anche Berlusconi si è convinto della necessità di avere alle spalle un partito vero e però le torte non sempre riescono col buco. Così invece di un milione, sono state poche migliaia le tessere rilasciate. E intanto i piccoli Bossi continuano a crescere e quello grande cresce ancora più di loro. Fino al punto di considerare possibile il sorpasso della Lega sul Pdl e di dover rassicurare «ma io sarò sempre amico di Berlusconi». Che di rimando sospira: «Li avessi io i dirigenti locali capaci che ha lui». Risultato? A Milano la Lega ha sancito una svolta a sinistra, mettendo fine all’epoca del partito della sicurezza, delle ronde e di quelle storie là e aprendo il capitolo del partito sociale, che si fa carico della crisi e delle nuove povertà. Che è come dire: è cominciata la campagna acquisti dei voti in libera uscita del partito che non c’è più, il Pd. Oppure c’è ancora? Toc, toc, ci sei?